Qual è l’impatto della tecnologia nell’ambiente? Oggi tutte le informazioni mondiali viaggiano attraverso il digitale, e per questo c’è bisogno di energia e risorse. Spesso consideriamo (a ragione) la digitalizzazione come una soluzione più sostenibile, ma il passaggio non è del tutto immediato. Dobbiamo utilizzare la tecnologia consapevolmente, conoscendo l’impatto del tech e ponendo gli argini giusti.
Da qui deve iniziare la riflessione sull’ecologia digitale.
Quanto inquina la tecnologia? L’impatto digitale sull’ambiente
Caricare e inviare file e dati attraverso sistemi immateriali, come quelli di internet, ci sembra una scelta green.
Eppure queste informazioni non viaggiano da sole: hanno bisogno di energia. Si stima che ogni gigabyte di dati su internet produce tra i 28 e i 63 grammi di CO2. Secondo uno studio di Royal Society del 2020, un utente che usa le e-mail e gli allegati per lavoro emette circa 135 kg di CO2 all’anno e le emissioni dovute in generale al mondo tecnologico ricoprono una quota tra 1,4% e 5,9% di quelle mondiali. Una percentuale che ovviamente andrà ad aumentare.
Vi sono poi tecnologie particolarmente avide di energie, come le criptovalute: secondo Digiconomist, una singola transazione di Bitcoin consuma quanto farebbe una famiglia americana media in un intero mese.
Questi dati possono impressionare ma non devono farci diffidare dalla tecnologia: devono invece farci riflettere su come approcciarci al digitale in modo sostenibile.
La carbon print del settore tecnologico è tale che, se fosse una nazione, sarebbe la quarta più inquinante al mondo (secondo Karma Metrix). Anche perché il consumo di energia delle principali big tech è quasi triplicato dal 2018 al 2020.
La maggior parte dell’impatto inquinante, circa il 40%, è causata dall’utilizzo di risorse metalliche e risorse fossili. Infatti, una gran fetta dello spreco energetico è da attribuire alla fase di produzione. Poi vi sono i data center, enormi strutture che custodiscono i dati e che necessitano di energia per processare questi dati, per raffreddare i locali, per garantirne la sicurezza. Ma ci sono anche i dispositivi dell’utente finale (PC, smartphone, periferiche, ecc…), che inquinano tra 1,5 e 2 volte più dei data center.
Dall’impronta di carbonio alla sostenibilità: dove intervenire?
Si parla molto di Green Tech per identificare quelle tecnologie in grado di ridurre i propri effetti negativi sull’ambiente. La sostenibilità è di fatto l’unica strada percorribile ed è ciò che stanno cercando di fare i colossi del tech.
Google→, ad esempio, mira essere al cento per cento Carbon Free entro il 2030, attraverso il passaggio a energie rinnovabili come fonte principale di alimentazione.
Microsoft-> insieme a Total punta a un utilizzo completo delle rinnovabili entro qualche anno e a sfruttare le recenti scoperte sul calcolo quantistico per accelerare il passaggio alle energie green per superare le difficoltà della transizione.
Ma una parte del lavoro spetta anche a noi: aziende, cittadini e singoli utenti. A partire dal corretto smaltimento e riciclo di pezzi e dispositivi dismessi, e dall’utilizzo consapevole dei dispositivi (come il risparmio energetico, o lo spegnimento invece che la modalità stand-by).
Ancor prima dobbiamo essere lungimiranti dal punto di vista del mercato, che vede sempre il consumatore come uno “spenditore”, quindi vorrà approfittare delle sue debolezze (e, se, possibile crearne). E in quel caso, in pochi baderanno al green!
È qui che arrivano maturità e consapevolezza. Preferire oggetti ecologici, come quelli realizzati con materiali riciclati o i prodotti ricondizionati, aiuta il mercato a virare sempre più verso un’economia circolare. Allungare il ciclo di vita dei dispositivi spinge il mercato a produrne di meno: se le persone smettessero di cambiare smartphone ogni anno, non ne uscirebbero così tanti, perché non ci sarebbe domanda.
Riparare e rigenerare quando possibile, nonché orientarsi verso dispositivi modulari e aggiornabili nel tempo, trainerà sempre più le scelte produttive verso qualcosa che possiamo sostenere meglio. E che col tempo ci garantirà anche un risparmio – che non fa male.