La PEC è diventata europea a tutti gli effetti, adeguandosi ai requisiti richiesti dall’Unione e dal Regolamento eIDAS→. Si configura così un enorme passo in avanti per il sistema delle comunicazioni elettroniche: esploriamo cosa cambierà, quali saranno i vantaggi e come si attiverà la nuova PEC europea.
PEC e Regolamento eIDAS
Il sistema di posta elettronica che in Italia è più dotato di certificazioni, e che quindi è stato reso obbligatorio-> per tantissime comunicazioni importanti, è la PEC (Posta Elettronica Certificata).
La PEC, ricordiamolo, sfrutta un meccanismo di doppia certificazione, cioè consegna al mittente due diverse ricevute:
- una per l’avvenuto invio dalla casella del mittente;
- un’altra per l’avvenuto recapito nella casella del destinatario.
In questo modo il sistema si assicura (e assicura ai soggetti coinvolti) che il percorso completo della e-mail sia avvenuto senza manomissioni.
La PEC italiana nasce per rispettare le norme europee sul Mercato Unico Digitale, che invitavano i Paesi membri a dotarsi di un sistema per le comunicazioni elettroniche sicuro.
L’Italia è stata perciò la prima nazione a dotarsi di un sistema del genere, ma mancavano alcuni requisiti per rispettare completamente quanto richiesto dall’Europa.
In particolare, ciò che la PEC non aveva, e che il Regolamento eIDAS→ e lo standard ETSI→ richiedevano, era l’identificazione del mittente.
PEC verso eIDAS: ecco cos’è la nuova PEC “europea”
Cosa cambia, di fatto, con la PEC europea? La prima grossa novità riguarda proprio l’introduzione dell’identificazione del mittente.
Questo significa che quando si invia un messaggio di posta elettronica certificato, il mittente deve identificarsi, tipicamente attraverso un metodo di autenticazione a due fattori (con l’inserimento di un codice OTP, per intenderci).
Come si attiva la nuova PEC “europea”
Ma la PEC europea è già attiva? Devo attivare una nuova casella PEC? Le risposte sono:
- sì, è già in funzione;
- no, chi ha già attivato una casella PEC non deve fare quasi nulla.
Le caselle PEC attive non vengono dismesse né sostituite, bensì adeguate allo standard, quindi non c’è bisogno di attivare una nuova casella PEC.
Per avere la nuova PEC europea si partirà sempre dalla casella esistente, facendo una sorta di upgrade; chi la apre ex novo, invece, la otterrà adeguata alla regola. In entrambi i casi il processo prevederà (oltre alle operazioni già note) due nuovi passaggi.
Il primo è il riconoscimento dell’identità del titolare. Saranno necessari i dati di accesso (indirizzo e password), i documenti personali (carta di identità e codice fiscale), un numero di cellulare funzionante, e infine un apposito strumento di identificazione.
Lo strumento può essere una firma digitale, uno SPID di secondo livello, una carta d’identità o tessera sanitaria fornita di chip elettronico; in alternativa, servirà una webcam per effettuare l’identificazione visiva.
Il secondo passaggio è la verifica in due fattori (2FA): a ogni login bisognerà inserire, oltre a mail e password, anche il codice OTP ricevuto via sms o l’autorizzazionetramite app.
OTD e aziende: come gestire autenticazione e accessi condivisi
In ambito aziendale, dove le caselle PEC sono spesso utilizzate da più dipendenti o, comunque, non da intestatari di casella, l’autenticazione a due fattori potrebbe rivelarsi una scomodità. Significherebbe attendere sempre l’autorizzazione dell’intestatario per qualsiasi operazione: è chiaro che in un’ottica di flussi questo elemento di sicurezza finisce per mettere in difficoltà molti operatori.
Come risolvere?
Per il momento vi è una semplice azione da compiere: il titolare della casella ha la facoltà di disattivare l’autenticazione a due fattori. In pratica, una volta entrato tramite 2FA e disattivata la funzione stessa, il sistema riconosce come valido qualsiasi accesso successivo.
In attesa di una soluzione più consona alle esigenze delle aziende, consigliamo questa opzione.
