Quando la concorrenza di Microsoft e Apple si fa spietata, IBM decide di cambiare strategia e torna a essere leader del mercato grazie a un prodotto all’epoca innovativo.
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Colossi in Conflitto
Da sodalizio a rivali.
IBM, dopo l’accordo con Microsoft, inizia a commercializzare i pc con il sistema operativo MS-DOS.
A ogni vendita, una royality a Microsoft.
Ma abbiamo anche detto che nel frattempo anche un’altra società inizia a farsi strada nella scena IT: Apple (nata nel 1976) inizia a commercializzare i suoi Machintosh e a collaborare con Microsoft per la parte software.
La triade dei big è quindi completa.
La concorrenza inizia a farsi agguerrita e IBM è la società che fa più difficoltà a stare al passo. Non aver imposto una clausola di esclusività a Microsoft per il sistema DOS si rivelerà presto un errore fatale.
Microsoft, infatti, inizia a vendere il suo prodotto non solo a IBM, ma a tutti i produttori di pc che lo richiedono, tra cui Intel.
Inizia così una guerra di prezzi che uccide i pc IBM.
IBM decide quindi di sviluppare un proprio sistema operativo, l’OS/2, e chiama nuovamente Bill Gates per realizzare il progetto. Di nuovo la strategia anticoncorrenziale di Gates ha la meglio: accetta di collaborare con IBM per tenersi buono il gigante dei computer ma, al contempo, continua a lavorare su progetti indipendenti.
Nel 1985 Microsoft lancia sul mercato Windows 1.0, un sistema operativo con un’interfaccia molto simile a quella dei Machintosh (non è un caso). Un prodotto il cui successo non è immediato ma che permette alla società di fare il suo ingresso in borsa.
Rispetto all’OS/2, Windows cambia radicalmente i paradigmi dei sistemi operativi, scalzando così definitivamente la concorrenza di IBM.
Di per sé l’OS/2 di IBM non è un prodotto scadente e, per certi versi, è anche molto più performante di Windows. Ma la storia di Microsoft non è solo una storia di prodotti ma soprattutto di strategie di mercato.
Nel 1991, infatti, il sodalizio Microsoft-IBM si interrompe. Microsoft diventa inarrestabile, lancia sul mercato Office e altri software. Nei primi anni Novanta IBM è costretta quindi a cambiare completamente strategia.
La svolta di IBM
Nei primi anni Novanta per IBM iniziano le prime difficoltà economiche.
Sono anni cruciali anche per le aziende, anni di vero cambiamento. La tecnologia inizia a far parte della vita lavorativa e la figura dell’IT Manager inizia ad assumere una fisionomia diversa rispetto agli anni precedenti. Anzi, probabilmente fino a questo momento non si poteva ancora definire tale.
La Big Blue rischiava la bancarotta poiché non era riuscita a mantenere un livello competitivo all’altezza della concorrente Microsoft.
Poi la svolta: IBM inizia a cambiare visione e a investire nel software, acquisendo la Lotus Development e la Lotus SmartSuite, la suite di applicativi d’ufficio.
Perché proprio Lotus? Facciamo un passo indietro.
La nascita di Lotus Notes
Torniamo agli anni Settanta, poco prima dell’uscita dell’Altair, prima di Windows, prima di Apple.
Le radici di Lotus Notes, infatti, risalgono al 1973 e si fondano su PLATO.
Alla base di PLATO c’era un principio rivoluzionario: la condivisione tra utenti. Un concetto che oggi sembra quasi scontato ma che all’epoca non lo era affatto.
Un’idea di comunicazione in tempo reale che si tradusse, non molto tempo dopo, in un insieme di applicazioni per la comunicazione, la collaborazione e la coordinazione fra gruppi di persone.
Un vero e proprio groupware che assunse il nome che oggi conosciamo molto bene: Lotus Notes.
Il progetto Notes offrì alle aziende un’architettura client/server caratterizzata da più computer connessi a una LAN e un sistema di scambio di informazioni basato sulla replica dei dati.
Le persone, anche di uffici diversi, poterono così condividere fra loro le informazioni. Un’idea di comunità virtuale in realtà molto avanti rispetto al mindset dell’epoca (siamo nel 1984).
Ma le aziende erano realmente preparate al primo prodotto client/server commerciale? Da lì l’intuizione: sviluppare un prodotto flessibile per permettere agli utenti di sviluppare le proprie applicazioni, quindi ciò di cui le imprese avevano realmente bisogno in quel momento, adattabile e scalabile in base alle esigenze.
Notes ebbe un successo enorme, complice il fatto che all’epoca non vi era nulla di simile sul mercato: si trattava di un prodotto senza concorrenti.
Un prodotto che disponeva di molte applicazioni pronte all’uso (posta, discussioni di gruppo, rubrica…) ma in grado anche di far sviluppare applicazioni personalizzate.
Lotus Notes si rivelò un prodotto per gli sviluppatori, generando un giro d’affari senza precedenti.
Ma non è finita qui.
Gli sviluppatori iniziarono a sviluppare in un’ottica di multi-piattaforma, realizzando codici ah hoc per i diversi sistemi operativi, primo fra tutti Windows 3.0.
Parallelamente, si iniziò a ragionare in termini di scalabilità e di capacità di supportare migliaia di utenti: si entrava nel mondo delle grandi aziende.
L’effetto Domino
Ecco quindi la risposta alla domanda che avevamo posto qualche riga precedente: perché IBM acquisì Lotus nel 1995?
Perché all’epoca più di 2000 aziende e quasi 500.000 utenti utilizzavano Notes.
Notes rappresentava quindi un’opportunità di rivalsa per IBM, che stava perdendo terreno dinnanzi all’ascesa inarrestabile delle rivali Apple e Microsoft.
Nel 1996 il marchio diventa Lotus Domino 4.5 Powered by Notes divenendo a tutti gli effetti un web server applicativo aperto e interattivo.
L’acquisizione di Lotus contribuì a rilanciare la Big Blue e a riaffermarla come leader del mercato. Non solo: l’infrastruttura della releaise è quella su cui tutt’oggi si basano le applicazioni Lotus odierne.
Per gli sviluppatori di applicazioni, il Domino Designer, il successore del Lotus Notes Designer per Domino, offrì significativi miglioramenti che resero lo sviluppo più produttivo. Domino Designer è un ambiente integrato di sviluppo con gli strumenti di cui si ha bisogno per sviluppare rapidamente e distribuire applicazioni e-business sicure.
To be continued…