L’utilizzo del sistema PEC (Posta Elettronica Certificata)→ assicura alle e-mail lo stesso valore legale di una raccomandata di ricevuta di ritorno→.
Ciò avviene perché il gestore della casella garantisce che la posta sia stata prima inviata, e poi recapitata, con successo.
Ma la presenza o meno della firma digitale può creare confusione nell’ambito dei documenti importanti, nonché della posta che deve essere legalmente validata. A cosa serve una e a cosa serva l’altra? Conviene firmare un documento oppure “basta” spedirlo via PEC?
PEC e firma digitale: a cosa servono
Il fulcro della PEC è la garanzia dei due momenti di vita dell’e-mail: avvenuto invio e avvenuta ricezione, senza manomissioni. Per poterlo fare, è necessario che sia il mittente che il destinatario abbiano delle caselle PEC.
In questo meccanismo non è ancora prevista l’identificazione del mittente, ma viene garantita la trasmissione della comunicazione e della sua integrità.
La firma, in qualunque sua forma, ha come scopo l’autenticazione.
La firma digitale→ sui documenti informatici rappresenta quindi il sostitutivo della firma autografa, equivalente ad essa per validità sia identificativa che giuridica.
Il suo sistema si basa sull’uso di un dispositivo fisico, solitamente smart card o penna USB, che contiene un certificato, comprovato tramite sistemi di crittografia, necessario ad apporre la firma.
Firmare un documento spedito via PEC: quando e perché
Le due tecnologie posseggono, come si è visto, funzioni differenti.
La PEC assicura la trasmissione di una comunicazione elettronica.
La firma digitale autentica il documento allegato.
Usarle entrambe significa adempiere a esigenze diverse che, tuttavia, possono coesistere. Pertanto un documento che ha valore legale va necessariamente firmato e, per avere anche la prova del suo invio, va inviato via PEC.