Cultura digitale e competenze informatiche nelle imprese
L’Italia è uno dei paesi europei europei meno sviluppato a livello digitale.
Ed è proprio il livello di digitalizzazione delle PMI che influisce maggiormente su tale gap tecnologico. Il tessuto economico italiano, infatti, è fatto per il 95% da piccole e medie imprese.
L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha certamente accelerato questo processo e buona parte degli imprenditori è d’accordo su quanto il digitale sia oggi fondamentale per garantire alla propria impresa una certa competitività.
Per non parlare del fatto che praticamente tutti i lavoratori oggi utilizzano almeno un applicativo per svolgere le proprie mansioni (banalmente, la posta elettronica).
Eppure, c’è ancora qualcosa che impedisce alle aziende di fare il salto definitivo.
Questo “qualcosa” si può sintetizzare in tre principali macrocategorie, che ritroviamo anche in un recente report dell’Osservatorio→:
- Mancanza di budget.
- Competenze digitali insufficienti.
- Assenza di un reale supporto da parte delle istituzioni.
Nessun cambiamento è mai semplice ma la storia imprenditoriale ci insegna che gli ostacoli possono essere superati quando esiste determinazione.
Il punto 3, però, parla chiaro: le aziende si sentono spaesate e abbandonate.
Per questo, le PMI e PA italiane non possono essere lasciate sole nel loro processo di digitalizzazione. E il compito di accompagnarle e guidarle è proprio di chi, della digitalizzazione, ha fatto il suo mestiere.
Il ruolo delle aziende che sviluppano software
Nella maggior parte delle aziende i prodotti digitali utilizzati sono stati acquistati, ovvero sviluppati da esterni. Sono cioè prodotti creati al di fuori della realtà lavorativa e calati sulla realtà lavorativa come meta strutture.
Uno studio Capterra→ ha evidenziato come il 74% degli utenti intervistati non ha mai ricevuto formazione sufficiente sull’utilizzo degli strumenti tecnologici adottati dalla propria azienda.
Di chi è la responsabilità?
Oggi parlare di User Experience→ nello sviluppo di soluzioni tecnologiche è quasi scontato, anche se tutt’ora non sempre i software vengono realizzati secondo i principi UX. Diciamo, però, che la tematica non è più sconosciuta.
Ma c’è stato un tempo, non molto lontano, anzi vicinissimo, in cui gli addetti ai lavori realizzavano soluzioni sulla base delle proprie competenze, non di quelle degli aspiranti utilizzatori.
Questo è stato uno dei più grossi errori delle aziende informatiche. È come dare una Ferrari a qualcuno senza patente e pretendere che impari a guidare autonomamente.
Come si può pensare che le persone, fino a un determinato momento abituate alla carta, possano apprendere da sole come utilizzare nuovi software, magari nemmeno così semplici?
La verità è che le aziende IT sono le prime responsabili della diffusione di una cultura tecnologica. Prima di fornire un prodotto digitale, cioè, va trasmesso un mindset digitale. Con la stessa responsabilità che ha un insegnante nei confronti dei suoi studenti.
Poiché, si sa, la conoscenza non serve a nulla se non viene condivisa.
Da esperti, a insegnanti esperti
Vi è un detto che recita più o meno così: chi sa fare fa, chi non sa fare insegna (e chi non sa insegnare insegna ginnastica). Si scherza, ovviamente.
Battute a parte, nel mondo IT (e ovviamente non solo) non vi è nulla di più sbagliato e controproducente.
Non basta sapere, bisogna anche saperlo insegnare. E non basta saper insegnare, bisogna sapere quello che si insegna. Insomma, è un circolo.
Potreste obiettare con: ma è il cliente a non essere digitale. Bhé, noi rispondiamo che non serve a nulla diffondere cultura digitale dove cultura già c’è. La sfida è proprio quella di diffonderla ove non c’è.
La nostra esperienza: la formazione alle PA del vicentino
Qualche tempo fa siamo stati coinvolti da Esac→, l’ente formativo della ConfCommercio di Vicenza, in un progetto di formazione dedicato ad alcune PA del Vicentino.
Il progetto, realizzato nell’ambito del bando FSE della Regione del Veneto Smart Work nella PA. Dall’emergenza a un nuovo modello di organizzazione del lavoro nella Pubblica Amministrazione, prendeva il titolo di Ir-rompere nella PA: modelli di lavoro agile per i Comuni della Valle del Chiampo→.
Obiettivo del progetto, come si può intuire, era la formazione di 40 dipendenti dei Comuni vicentini di Altissimo, Chiampo, Crespadoro, Montorso e Nogarole Vicentino in materia di digitalizzazione e sicurezza informatica.
Questo accadeva in piena pandemia, le PA erano ancora tutte in smartworking, e avremmo dovuto insegnare il lavoro da remoto attraverso… formazione da remoto. Una bella sfida già in partenza.
L’impegno non sarebbe stato da poco: la didattica a distanza non è mai semplice e i temi di cui ci saremmo dovuti occupare (Dematerializzazione e Cybersecurity) non potevano prescindere da nozioni tecniche non sempre alla portata di tutti.
Inoltre, le Pubbliche Amministrazioni non sono il nostro target e, da questo progetto, non avremmo mai ricavato alcun vantaggio dal punto di vista commerciale. Spesso i corsi di formazione sono un’occasione per acquisire nuovi clienti, ma non era questo il nostro caso.
Eppure ci siamo sentiti in dovere di dare il nostro contributo, al di là che questo potesse o meno comportare un riscontro economico. Perché non siamo solo lavoratori, siamo prima di tutto persone, che interagiscono con le PA come tutti i cittadini.
È stata, la nostra, una scelta prima di tutto etica.
Guarda il video con l’intervista al nostro Team Leader Software!
Cos’è per noi la formazione: i punti chiave
L’esperienza con Esac e i Comuni vicentini è stata preziosa soprattutto per noi.
Era la prima volta che partecipavamo a un progetto formativo strutturato in qualità di insegnanti e questo ci ha resi consapevoli di quanto sia difficile insegnare. Davvero difficile.
Mantenere alta l’attenzione (cosa ancor più complessa in DAD), coinvolgere gli interlocutori affinché non siano spettatori passivi su cui vomitare informazioni, trasmettere realmente i messaggi instaurando consapevolezza delle tematiche, verificare che gli studenti abbiano realmente acquisito le nozioni che stai loro trasmettendo, ecc…
Man mano che si svolgevano le lezioni, abbiamo cercato di comprendere chi avevamo dall’altra parte dello schermo, adattando di volta in volta il nostro registro sulla base dell’interlocutore.
Probabilmente, anzi, sicuramente non siamo stati insegnanti perfetti, ma abbiamo imparato a nostra volta alcuni concetti chiave che sono oggi diventati il nostro mantra quando ci interfacciamo con i clienti. Anche prima lo sapevamo, diciamo che ora abbiamo acquisito maggiore consapevolezza.
Concetti che consigliamo a tutti coloro che operano nel settore informatico:
1. Mai dare nulla per scontato
Non sappiamo mai chi abbiamo davanti, quale sia la formazione, quali gli interessi e esperienze. Magari, prima di cominciare qualsiasi monologo, cerchiamo di conoscere il pregresso di queste persone.
2. Utilizza un linguaggio semplice
“Se lo so io, devono saperlo tutti”. Non è così e non c’entra nulla la semplicità o complessità del tema: davanti a voi ci sono persone che di lavoro fanno altro. Punto. È come se il vostro idraulico arrivasse a casa vostra per riparare un tubo e iniziasse a parlarvi di formule per calcolare l’equilibrio e il moto dei liquidi.
3. Meno ego, più empatia
Spostiamo l’attenzione su chi abbiamo di fronte: siamo lì per loro, non per dimostrare quanto siamo bravi. Insomma, tiriamocela meno.
Insomma, dobbiamo capire che vi è un senso di disorientamento diffuso, dovuto non tanto alla mancanza di consapevolezza, come poteva accadere qualche tempo fa.
Oggi le aziende e le Pubbliche Amministrazioni, anche le più piccole, sono perfettamente coscienti che il digitale è indispensabile per mantenersi competitivi sul mercato, ma anche per migliorare la qualità del lavoro. Solo che, a quanto pare, non sanno da dove partire. Poiché, mentre loro acquisivano consapevolezza, il digitale si è evoluto a tal punto che è complesso tornare al passo.
Dinnanzi a questa situazione, gli addetti ai lavori devono insegnare loro come approcciarsi al mondo digitale, ancor prima di proporre soluzioni.